Roma, il municipio vieta le fontanelle ai rom

Pubblichiamo di seguito l’articolo de L’Unità sul divieto ai Rom di utilizzare le fontanelle pubbliche nel IV municipio di Roma. In fondo all’articolo l’appello di alcuni cittadini contro questa misura.

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“Chiudere le fontanelle pubbliche, per favore, altrimenti ci vanno i rom. Sono tanti, si accalcano per riempire le taniche e danno fastidio ai residenti del quartiere e ai commercianti. E’ sconveniente, soprattutto vicino al mercato rionale”. Per questo motivo il presidente di An del IV municipio di Roma, a ottobre, aveva chiuso alcune fontanelle pubbliche nei quartieri Talenti e Prati Fiscali: Roma Nord-est, quartieri di lavoratori dipendenti a un passo dal centro. Una di queste, in via Prati Fiscali vecchia, è ancora chiusa.

Una decina di cittadini di sinistra del IV municipio, pensionati, liberi professionisti, docenti ha letto la denuncia de l’Unità e lanciato un appello e una raccolta di firme per la riapertura delle fontanelle. “L’acqua è vita, è un bene di tutti. Non si può togliere a chi vive in strada, a quei rom che non hanno neanche un posto nei campi nomadi della città” – scrivono i dieci.

E spiegano: “La motivazione del nostro incontro viene dall’osservazione quotidiana della disgregazione del tessuto sociale dei nostri quartieri, dal venir meno di segni di accoglienza e di solidarietà, il tutto nella progressiva scomparsa di luoghi di incontro e confronto. Ciò viene accentuato dalle attuali difficoltà economiche. In questo quadro, sempre di più, vengono strumentalmente indicate e fatte percepire come un pericolo le persone provenienti da altri paesi che qui vivono e lavorano. Il nostro obiettivo è costruire un luogo di aggregazione e di riflessione e di intessere al nostro territorio, una rete di relazioni tra i cittadini italiani e quelli di provenienze diverse”. Il loro appello si può sottoscrivere qui o all’indirizzo ilmondoiniv@gmail.com.

[Fonte: http://www.unita.it/news/83080/roma_il_municipio_vieta_le_fontanelle_ai_rom

L’ASGI lancia un appello per la tutela dei figli di migranti senza permesso di soggiorno

La ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) lancia un appello al Parlamento affinché non vengano approvate le disposizioni in materia di cui all’art. 45, comma 1 lett. f) del ddl “Sicurezza” (C-2180) in quanto “suscettibili, se approvate, di causare gravissime violazioni dei diritti fondamentali dei minori (oltrechè dei loro genitori)”.

Le adesioni all’appello possono essere inviate all’indirizzo: info@asgi.it, mentre il testo dell’appello può essere scaricato cliccando qui.

A questo proposito Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, sostiene che “Nel disegno di legge sulla sicurezza non c’è alcun divieto di iscrizione all’anagrafe per i figli dei clandestini. In base alla norma contestata per lo straniero in posizione irregolare l’assenza di permesso di soggiorno inibisce solo di ottenere il rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni e altri provvedimenti di suo interesse. Nessun articolo e nessun comma, invece, gli inibisce di dichiarare la nascita di un figlio”.

Le parole del sottosegretario all’Interno fanno supporre che non sappia neanche di cosa stia parlando, anzi lasciano decisamente intuire che non abbia la minima idea di quale sia la situazione che tale normativa dovrebbe regolare. E infatti, quando gli è stata fatta notare l’incongruenza delle sue parole con la realtà contingente ha dichiarato che “l’equivoco sorge dalla eliminazione, effettuata dalla nuova norma, del riferimento agli atti dello stato civile. L’esame alla Camera permetterà di chiarire la questione oltre ogni dubbio e, se fosse necessario, di renderla ancora più incontrovertibile, esplicitando una possibilità, la dichiarazione di nascita, che a nessuno è mai venuto in mente di precludere”.

Affermazioni che lasciano molto da pensare. Il confine tra fascismo e incompetenza è sempre più sfumato e confuso. Oppure, più probabilmente, è proprio questo il fascismo.

Tanto per capire di cosa stiamo parlando – e perché questo art. 45, comma 1 lett. f vada a ledere i diritti dei figli di persone senza documenti, vediamo il testo di legge com’è adesso e come sarebbe se il disegno di legge sulla sicurezza venisse applicato:

DECRETO LEGISLATIVO 25 luglio 1998 n. 286, Art. 6

Facoltà ed obblighi inerenti al soggiorno (Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 6; r.d. 18 giugno 1931, n. 773, artt. 144, comma 2 e 148)

Testo di legge attuale:

COMMA 2: Fatta eccezione per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e per quelli inerenti agli atti di stato civile o all’accesso a pubblici servizi, i documenti inerenti al soggiorno di cui all’articolo 5, comma 8, devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati. 

Testo di legge previsto dal disegno di legge “Disposizioni in materia di sicurezza”, approvato dal senato e ora in discussione alla camera:

COMMA 2: Fatta eccezione per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e per quelli inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35, i documenti inerenti al soggiorno di cui all’articolo 5, comma 8, devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati.

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Questa modifica del testo non comporta solo un’impossibilità dei genitori senza permesso di soggiorno di riconoscere i propri figli. Essa comporta anche che per esempio non possano avvenire matrimoni tra persone senza documenti e persone con documenti, il che ha gravi elementi di incostituzionalità.

Secondo la ASGI si violerebbe, così, il limite previsto dall’art. 117, comma 1 Cost. che impone alla legge di rispettare gli obblighi internazionali, perché prevedendo un limite assoluto ed inderogabile alla celebrazione e registrazione di matrimoni nei quali anche uno solo dei nubendi sia sprovvisto di un valido titolo di soggiorno impedisce l’esercizio del diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, diritti garantiti dall’art. 12 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (ratificata e resa esecutiva con legge 4 agosto 1955, n. 848) e dall’art. 23, comma 2 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, firmato a New York il 16 dicembre 1966, ratificato e reso esecutivo con legge 25 ottobre 1977, n. 881).

Anche il Consiglio Costituzionale francese si è pronunciato con i medesimi toni quando in Francia si è tentata l’introduzione di una normativa simile attraverso un disegno di legge che è stato fortunatamente poi ritirato.

[Fonti: http://www.asgi.it/index.php?page=nws.home&idint=cn09030902
http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/politica/dl-sicurezza-3/appello-bambini-invisibili/appello-bambini-invisibili.html
]

 

Razzismo e Xenofobia di Stato

Pubblichiamo qui un articolo di Roberto Morgantini su una delle parti del “pacchetto sicurezza”, riguardante il riconoscimento dei figli da parte di genitori senza permesso di soggiorno.

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Razzismo e Xenofobia di Stato: Una Vergogna senza Precedenti!!!…

La xenofobia non risparmia nemmeno i neonati.
Un comma delle disposizioni in materia di sicurezza impedirà il riconoscimento dei figli di immigrati irregolari.

COSA SIAMO DIVENTATI?

E’ un po’ nascosto, quasi a vergognarsi, e ne avrebbe tutte le ragioni. E’ il comma 1, lett. f dell’ art. 45,del disegno di legge “Disposizioni in materia di sicurezza”, approvato dal Senato e attualmente all’esame della Camera (C. 2180). Una frasetta che introduce l’obbligo per il cittadino straniero di esibire il permesso di soggiorno in sede di richiesta di provvedimenti riguardanti gli atti di stato civile, tra i quali sono anche gli atti di nascita.
Serve a modificare l’art. 6 comma 2 del D. Lgs. 286/1998, e ad eliminare l’eccezione attualmente prevista in base a cui il cittadino straniero è esonerato dall’obbligo di presentare il documento di soggiorno per i provvedimenti riguardanti gli atti di stato civile.
Sembra una roba da poco ma non lo è per nulla. Se approvato, questo comma impedirà all’ufficiale dello stato civile di ricevere la dichiarazione di nascita né di riconoscimento del figlio naturale da parte di genitori stranieri privi di permesso di soggiorno.

Se la norma verrà approvata, gli immigrati irregolari, se avranno un figlio, sarà invisibile, senza diritti, senza assistenza.
Le conseguenze enormi. Questa norma potrebbe far sì che i bambini nati in ospedale non vengano consegnati ai genitori privi di permesso di soggiorno, essendo a quest’ultimi impedito il riconoscimento del figlio, e che in tali casi venga aperto un procedimento per la dichiarazione dello stato d’abbandono. Questi bambini, dunque, potranno essere separati dai loro genitori, in violazione del diritto fondamentale di ogni minore a crescere nella propria famiglia (ad eccezione dei casi in cui ciò sia contrario all’interesse del minore), sancito dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e dalla legislazione italiana.

I minori che non saranno registrati alla nascita resteranno privi di qualsiasi documento e totalmente sconosciuti alle istituzioni: bambini invisibili, senza identità, e dunque esposti a ogni violazione di quei diritti fondamentali che sono universalmente riconosciuti a ogni minore. Senza un documento da cui risulti il rapporto di filiazione, molti di questi bambini non potranno acquisire la cittadinanza dei genitori e diventeranno dunque apolidi di fatto. Per tutta la vita incontreranno ostacoli nel rapportarsi con qualsiasi istituzione. Proprio a causa della loro invisibilità, saranno assai più facilmente vittime di abusi, di sfruttamento e della tratta di esseri umani.

Non solo, cosa decideranno di fare le donne prive di permesso di soggiorno, temendo che il figlio venga loro tolto? E’ probabile che decidaranno di non partorire in ospedale. Mettendo a rischio la salute sia del bambino e della madre, con un conseguente aumento delle morti di parto e delle morti alla nascita.
Nasceranno cittadini senza diritti, ma anche senza doveri, generando odio e disagio. In soldoni indirizzandoli, dalla nascita, al di fuori della legge.
Per altro, questo comma appare appare incostituzionale sotto diversi profili perchè viola il dovere per la Repubblica di proteggere la maternità, l’infanzia e la gioventù (art. 31, comma 2 Cost.) e sfavorisce il diritto-dovere costituzionale dei genitori di mantenere i figli (art. 30, comma 1 Cost.). In secondo luogo viola il divieto costituzionale di privare della capacità giuridica e del nome una persona per motivi politici (art. 22 Cost.) ed è noto che la dottrina si riferisce alle privazioni per qualsiasi motivo di interesse politico dello Stato.
E’ inoltre in aperto contrasto con la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre 1989.

E’ l’ennesima norma stupida, figlia solo della demagogia, della peggiore demagogia quella della persecuzione verso altri esseri umani, considerati come nemici.
I provvedimenti del governo in materia di immigrazione sono infatti costantemente punitivi in disprezzo ad ogni forma di convivenza. Una persecuzione che parte dalla culla e arriva alla tomba. I ricongiungimenti familiari con i genitori resi pressochè impossibili, medici ridotti a informatori della polizia, neonati a cui si nega il più elementare dei diritti.
A questo si aggiungano i continui attacchi alla vita quotidiana degli immigrati regolari. Un anno e mezzo per un permesso di soggiorno che costa caro e che si intende far pagare sempre di più. E che quando ti arriva, spesso non è più valido. Poi norme vessatorie, centri di identificazione e di espulsione in cui si è privati dei diritti più elementari.
Norme figlie di un accanimento irragionevole perchè non porta nessun vantaggio nemmeno ai cittadini italiani, anzi.

Il mancato ricongiungimento familiare lascia l’immigrato solo, fuori da una rete che gli faciliterebbe l’integrazione e sarebbe il primo stimolo a non cadere nella criminalità. Si preferisce un immigrato inserito nella propria famiglia che pensi a sfamare genitori e figli, o un immigrato solo, senza sostegno che più facilmente potrà cadere nel disagio e quindi nella rete della criminalita?
Il ricongiungimento familiare ha una funzione sociale importante, ma questo governo cerca di renderlo sempre più complicato.
Si vuole impedire che i medici curino i clandestini? Bene, chi è malato e ha paura di farsi curare perchè rischia la denuncia resterà malato, non si curerà e diffondera malattie. Un’ottima prospettiva.

Infine, si vuole un neonato privato dei propri diritti, gettato da subito fuori dalla società. Anche questo che vantaggi può dare?
Perchè chi ha emanato queste norme non si preoccupa di queste conseguenze? Da cosa è spinto?
I diritti umani, sono quelli connaturati all’esistenza stessa dell’uomo, se si priva qualcuno di quei diritti, evidentemente è perchè non li si considera umani. Privandoli di questi diritti, cosa diventano?

Ma sopratutto, noi, cittadini italiani, cosa siamo diventati?

[Fonte: http://www.articolionline.net/2009/03/razzismo-e-xenofobia-di-stato-ma-cosa.html]

 

Cronaca di una morte annunciata: muore di TBC per paura di essere denunciata in ospedale

Riportiamo qui un articolo che riassume la cronaca di una morte annunciata, di una persona che ha scelto di morire per paura e della popolazione italiana che sta perdendo totalmente le sue qualità cosiddette umane.

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Teme la denuncia e non va in ospedale prostituta muore di Tbc, rischio contagio

Il Policlinico di Bari

BARI – Era clandestina da alcuni mesi, per vivere faceva la prostituta e per paura non è andata in ospedale: è morta per tubercolosi polmonare avanzata, e dunque altamente contagiosa. E ora scatta l’allarme sanitario: Joy Johnson, la giovane nigeriana di 24 anni, trovata agonizzante da un cliente venerdì sera nelle campagne alle porte di Bari, potrebbe aver contagiato decine di persone che avevano avuto rapporti con lei, gli stessi soccorritori e i connazionali del centro d’accoglienza dove per un mese aveva vissuto. Per precauzione ieri è stato chiuso l’istituto di medicina legale del Policlinico. E medici e poliziotti invitano chi avesse avuto rapporti con la nigeriana a contattare il più vicino ospedale.

Quella di Joy era una tragedia annunciata. All’arrivo dei sanitari del 118, Joy Johnson, da novembre in città, perdeva sangue dalla bocca. La ragazza era malata da diversi mesi, ma se si fosse sottoposta a un esame del sangue o a una radiografia, oggi sarebbe ancora viva. L’allarme, ora, e l’invito a farsi controllare è rivolto ai clienti e a tutti coloro che dal 14 novembre (data di arrivo al Cara di Bari) hanno avuto contatti ravvicinati con lei. Tra questi, quell’uomo che, usando il telefono cellulare di Joy Johnson, ha chiesto aiuto alla polizia.

“La tubercolosi va curata subito – dichiara il primario di Pneumologia del Policlinico di Bari, Anna Maria Moretti – perché anche le forme inizialmente non contagiose, senza terapia adeguata, lo possono diventare”. Basta un colpo di tosse per contrarla, visto che si diffonde per via aerea. “È consigliabile sottoporsi a un test, l’intradermo reazione alla turbercolina, da fare in ospedale – spiega la specialista – Si tratta dell’inoculazione sotto cute di una sostanza che produce una reazione, da monitorare a casa per tre giorni. Se fosse positiva, va fatta la radiografia al torace, ma questo lo deve decidere il medico”.


Si associa all’invito, ridimensionando l’allarme, il questore di Bari, Giorgio Manari: “E’ idoneo e opportuno – dichiara – rispettare ciò che un medico e le autorità sanitarie dicono in questo senso”. Subito dopo aver ricevuto il referto dell’autopsia, effettuata dal medico legale Francesco Introna, il pm incaricato delle indagini, Francesco Bretone ne ha dato comunicazione alle Asl, come prevede la legge. Immediati è scattata la profilassi nel Cara e nei confronti di chiunque abbia avuto contatti con la giovane donna, anche dopo il decesso. In caso di contagio accertato, la terapia, di tipo farmacologico, è lunga (dai sei ai nove mesi) ma dà il controllo totale della malattia.

Bisogna però, sostengono i medici, tenere più alta l’attenzione su una patologia che, considerata scomparsa, si sta nuovamente manifestando in Italia a causa di due fattori: scarsa prevenzione e l’arrivo di extracomunitari che si portano dietro malattie endemiche nei loro Paesi, come la tubercolosi e l’Aids.

 

Allarme sicurezza o abuso di cronaca nera?

Ecco come gli italiani si sentono sempre piu’ in pericolo nonostante il calo della criminalità degli ultimi anni. Ed ecco ancora una volta come l’uso tremendamente fascista dei media deforma la percezione della realtà.

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ROMA – Durante i due anni del governo Prodi (2006 e 2007) i tg hanno raddoppiato lo spazio della cronaca nera. Secondo uno studio del Centro d’ascolto dell’informazione radiotelevisiva (nato da un’iniziativa dei radicali) dal 2003 al 2007, il tempo dedicato ai servizi su delitti, violenze e rapine è raddoppiato (se non triplicato) passando dal 10,4% dei tg del 2003 al 23,7% di quelli del 2007. Dato significativo che potrebbe avere aumentato la percezione di insicurezza da parte degli italiani, e avere avuto un peso alle elezioni politiche del 2008, tesi sostenuta dal centrosinistra in molte occasioni. Come la convinzione che il senso di incertezza e paura sarebbe nato in parte per il battage dei media.

“Adesso arrivano i dati, ma l’abbiamo sempre saputo, Prodi era stato il primo a rendersene conto” commenta Sandra Zampa (Pd) “Purtroppo ce ne siamo accorti a spese degli italiani”. Il tema della sicurezza, e dell’uso che se ne fa, è molto sentito anche oggi: “Paura e insicurezza ci sono”, ha detto il procuratore capo della Repubblica di Torino Giancarlo Caselli a Ercolano, al convegno “L’etica libera la bellezza” “dovrebbero essere sempre mali da curare ma spesso vengono ingigantiti anche dalla carta stampata e da certa politica”.

I numeri dicono che nel 2003 il Tg1 ha dato notizie di cronaca nera per l’11% del suo tempo, il 19,4% nel 2006, il 23% nel 2007. Il Tg2 è passato dal 9,7% del 2003 al 21% del 2006, fino ad arrivare nel 2007, al 25,4%. Il Tg3 è la testata che registra il minore aumento, passando dall’11,5% del 2003 al 18,6% del 2007. Sulle reti Mediaset l’aumento è maggiore: per Studio Aperto, la percentuale è stata pari al 30,2 della durata totale dei tg del 2007, contro il 12,6% del 2003. Il Tg5 è passato dal 10,8% al 25,7%. Il Tg4, malgrado il raddoppio negli ultimi 5 anni, ha avuto l’incremento minore, dal 10,2% del 2003 al 20,9% del 2007.


“Fare una valutazione di natura politica sarebbe sbagliato, bisognerebbe vedere cos’è successo nei diversi anni” spiega il direttore del Tg5 Clemente Mimun. “Prima non era Chicago ora non è Disneyland. La cosa che ha pesato di più, sempre, è stata la situazione economica, per cui l’idea che qualcuno abbia picchiato sulla cronaca per colpire X o Y, lascia il tempo che prova, se non si controlla cos’è accaduto in quegli anni. Esaminando questo bimestre, si è parlato molto di stupri, oggettivamente hanno colpito l’opinione pubblica. Poi se mi chiede: durante il governo Prodi voleva colpire Prodi?, rispondo no”.

“Un buon telegiornale racconta le cose che accadono” replica il direttore del Tg2 Mauro Mazza “ma imputare ai tg il fallimento delle elezioni non è accettabile, le ragioni vanno cercate altrove. Il pubblico di metà giornata è più attento alla cronaca e ne segue gli sviluppi. Alle 20,30 la quota diminuisce”. Mario Giordano, direttore del Giornale, ha guidato Studio Aperto dal 2000 al 2007. “Ricordo la stessa polemica nel 2000, l’epoca delle rapine in villa. Poi c’è stato l’11 settembre. È vero, è aumentata l’attenzione per la cronaca nera, non solo quella che crea insicurezza. I grandi casi – Cogne, Erba, Garlasco – aumentano gli ascolti. Impiegando la nera in chiave politica pro o contro qualcuno si fa solo un pessimo servizio”.

[Fonte: http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/politica/prodi-tv-nera/prodi-tv-nera/prodi-tv-nera.html]

L’Ordine dei Medici Condanna i Delatori

Lo scorso 21 febbraio il consiglio nazionale della FNOMCeO (federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) ha espresso all’unanimità un documento di “forte dissenso” nei confronti dell’emendamento al disegno di legge “Sicurezza” che abrogherebbe il divieto, per i medici, di denunciare alle autorità i migranti irregolari.
In tale comunicato (visionabile cliccando qui) si “evidenzia come tale procedura sia in netto contrasto con i principi della deontologia medica, espressi in particolare dal giuramento professionale e dall’art. 3 del codice deontologico, che impongono ai medici di curare ogni individuo senza discriminazioni legate all’etnia, alla religione, al genere, all’ideologia, di mantenere il segreto professionale e di seguire le leggi quando non siano in contrasto con gli scopi della professione“.
Con questo documento la FNOMCeO non solo si appella al Parlamento perché non approvi questo emendamento, ma, anzi, ricorda ai suoi membri che LE INFRAZIONI DEL CODICE DEONTOLOGICO SONO SANZIONABILI DAGLI ORDINI DI APPARTENENZA (cit. come da testo).
A questo proposito, Giancarlo Pizza, presidente dell’Ordine dei medici di Bologna e numero uno della Federazione regionale emiliana, ha affermato che, se anche la norma venisse approvata, i medici non denunceranno. Ma se qualcuno dovesse farlo: “lo mando in commissione medica disciplinare e non ho dubbi che verrà sospeso dall’attività professionale”.
Anche la regione Puglia ha già preso provvedimenti in merito. Il governatore Vendola, infatti, ha minacciato di “revocare la convenzione ai medici di base che segnaleranno la presenza di clandestini nei propri ambulatori”. Già col piano della salute dello scorso settembre, l’amministrazione pugliese aveva esteso ai medici di famiglia l’obbligo di prestare assistenza anche agli stranieri senza permesso di soggiorno.
Questo governo vuole portare avanti l’ennesima attività legiferatrice tragicamente lesiva dei diritti umani di base senonché priva di alcun fondamento logico e razionale.
Ci uniamo alla voce della FNOMCeO e ribadiamo la nostra intenzione a lottare contro questo scempio fascista che sta distruggendo rovinosamente le vite di tutte/i noi.

Per approfondimenti vedere gli articoli seguenti:

http://www.corriere.it/politica/09_febbraio_07/puglia_niente_obbligo_medici_denuncia_clandestini_aecaf20a-f4e7-11dd-a70d-00144f02aabc.shtml
http://bologna.repubblica.it/dettaglio/l-ordine:-i-medici-spioni-saranno-sospesi/1593292
http://www.dazebao.org/news/index.php?option=com_content&view=article&id=3476:ordine-dei-medici-sanzioni-contro-gli-spioni&catid=68:salute&Itemid=194
http://www.senzasoste.it/interni/l-ordine-dei-medici-i-medici-spioni-saranno-sospesi-.-appello-da-li.html

San Paolo, ambulatorio dei clandestini: “Già visitati gratis 1.500”

Da Il Giornale riportiamo il seguente articolo pubblicato giovedì 12 febbraio 2009.

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A Milano c’è un ambulatorio per clandestini. Ma non aspettatevi uno sgangherato e sporco sgabuzzino dove vengono fornite cure approssimative ed illegali da guaritori esotici. Si tratta, invece, di una struttura di tutto rispetto, asettica, ben accessoriata ed ospitata in un grande ospedale, il San Paolo: «l’Ambulatorio per Stranieri Temporaneamente presenti». Aperto, da gennaio 2006, un giorno alla settimana, il venerdì pomeriggio, vi prestano servizio nove medici tra internisti e rianimatori, tutti volontari che non gravano sulle casse del nosocomio. Tutto funziona perfettamente al punto che i 1.200 immigrati visitati ogni anno, nel 2008 sono aumentati di un quarto raggiungendo quota 1500. Ogni venerdì vi transitano dalle venticinque alle trenta persone, solo l’ultimo c’è stata una minor affluenza. All’indomani dell’approvazione al Senato del disegno di legge che prevede la possibilità dei medici di denunciare i clandestini, i pazienti avevano paura e nelle prime ore del pomeriggio si sono tenuti alla larga dalla struttura loro dedicata di via Di Rudinì. «Si sono presentati sul tardi – racconta Livio Colombo uno dei nove medici volontari – erano preoccupati e ci hanno posto domande del tipo “ci denunciate?” “ma perché lo fate?”. Li abbiamo tranquillizzati rispondendo che ci saremmo attenuti al nostro codice deontologico». Così si sono fidati nuovamente di questi camici bianchi. «Siamo i soli – precisa il dottor Colombo – che possono curarli una volta dimessi dai vari pronti soccorso o indirizzati, quando hanno bisogno di cure più complesse, da centri volontari come il Naga, l’Ambulatorio Popolare di via dei Transiti e quello dell’opera di San Francesco. Sarebbe bello non seguire queste due strade d’accesso ma lasciarlo libero, perché potremmo assistere più persone. Purtroppo non ne siamo in grado». L’opera dei nove medici volontari, presenti in tre ogni venerdì, non costa nulla all’ospedale e nemmeno ai pazienti che per visite specialistiche ed esami diagnostici pagano, invece, il ticket come gli italiani iscritti al Servizio sanitario regionale. Lo stesso accade anche per le ricette per i farmaci. Al posto del codice sanitario viene indicata la sigla Stp che sta per Straniero Temporaneamente Presente come riporta il certificato rilasciato dall’ambulatorio del San Paolo valido sei mesi e rinnovabile. «Il servizio che prestiamo – spiega Livio Colombo – sostituisce quello di medicina di base che garantisce la prosecuzione delle cure in modo per esempio che persone giovani affette da asma non finiscano in rianimazione o che pazienti colpiti da malattie infettive non completino le cure. Nel loro interesse ed in quello degli altri cittadini».
«Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di persone che sono in grado di pagarsi le medicine perché lavorano in nero. Alcuni sono qui da molti anni ed esibiscono anche dei documenti d’identità anche se non lo prevede la legge inerente gli Stranieri Temporaneamente presenti». Nonostante il minor afflusso di venerdì scorso l’attività dell’ambulatorio di via di Rudinì non è destinata a diminuire. Lo sa bene il dottor Colombo che insieme ai colleghi del San Matteo di Pavia, dove è presente l’altra struttura lombarda riservata ai clandestini, proporrà alla Regione di aprirne altri: almeno un paio per città.

 

Link all’articolo su www.ilgiornale.it: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=328141