Gli scandali nella sanità lombarda

In principio fu Duilio Poggiolini, il Re Mida della Sanità, o il boss della malasanità. Poi vennero in tanti a lucrare sulla salute di chi si è affidato alla “eccellenza lombarda”: il Celeste, Daccò, Simone, Cal, Lucchina, Brega Massone… Un calderone in cui ci sono mazzette, truffe, vacanze e viaggi sospetti, turbative d’asta, ma anche emoderivati infetti e cliniche degli orrori.

Dopo loro, si pensava non fosse rimasto più nulla. E invece.

Invece arriva la Lega, ma la storia non cambia e Mantovani (ex ras della sanità, console berlusconiano), Rizzi (medico, ex segreatario regionale della Lega ed ex senatore membro della Commissione Permanente Sanità e Salute), Gallera sono lì a dimostrarcelo.

1993Duilio Poggiolini, presidente della Commissione per i farmaci dell’allora CEE e iscritto alla P2, finisce nella bufera milanese di Tangentopoli. Secondo il pool di Di Pietro, Poggiolini era nel libro paga delle case farmaceutiche per far inserire i farmaci nei prontuari, manipolandone i prezzi. Quando viene arrestato (latitante sotto falso nome in una clinica di Losanna), gli inquirenti trovano un conto svizzero intestato alla moglie di quindici miliardi di lire. A questo si aggiunge il “tesoro Poggiolini”: lingotti d’oro, gioielli, quadri, e così via. Poggiolini è tutt’ora sotto processo nell’ambito dell’inchiesta napoletana sul plasma infetto fornito dal Gruppo Marcucci. Secondo l’Associazione Politrasfusi Italiani, tra il 1985 e il 2008 le vittime di trasfusioni sono state 2.605.

1994 – L’ex Ministro della Sanità Francesco De Lorenzo, liberale, viene arrestato in relazione a tangenti per circa nove miliardi di lire ottenute da industriali farmaceutici dal 1989 al 1992, durante il suo ministero. Insieme a Poggiolini, decise l’obbligatorietà del vaccino contro l’epatite B. La sua decisione era stata “spinta” da una tangente da 600 milioni di lire pagata dalla Glaxo SmithKline, unica azienda produttrice del vaccino.

1995 – Inizia la prima legislatura di Roberto Formigoni come presidente di Regione Lombardia.

1997Prima Riforma Sanitaria di Formigoni. Con la scusa di rendere più efficiente il sistema pubblico e favorire una “sana concorrenza” con i privati, Formigoni equipara i due settori, dando il via libera a quanti vedevano nella sanità il nuovo Eldorado. Lo stesso anno, un’inchiesta mette con le spalle al muro centinaia di medici di famiglia che prescrivevano scintigrafie presso le strutture convenzionate di proprietà di Giuseppe Poggi Longostrevi (medico e proprietario di una rete di cliniche private nel Milanese) dietro compenso (dalle 50 alle 100 mila lire) più il 15% del valore degli esami di laboratorio e regali da parte del manager. Secondo l’accusa, molti esami non vennero nemmeno effettuati. In compenso, fioccavano i rimborsi da parte della Regione. La Corte dei Conti stimò i danni causati all’erario in 60 miliardi. Inoltre, Poggi Longostrevi tra il 1996 e il 1997 aveva pagato una mazzetta da 72 milioni di lire a Giancarlo Abelli, allora presidente della Commissione Sanità in Regione Lombardia. Dopo lo scandalo delle ricette, Abelli ottenne la poltrona alla Sanità, cavandosela con un processo per false fatture.

1999 – L’ospedale San Raffaele, la Fondazione Maugeri e la clinica Santa Rita vengono accreditati dalla Regione. Dal 1999 in poi, diverse strutture private riescono a farsi accreditare senza difficoltà dalla Regione, anche grazie alle scarse verifiche svolte (controllo di cinque cartelle cliniche ognimille).

2000Massimo Guarischi viene rieletto consigliere regionale in capo a Forza Italia. Nel 1990 era già stato consigliere con i socialisti, ed era stato nominato vicepresidente della Commissione Sanità. Alla viglia del suo processo (dopo ormai sei anni) Poggi Longostrevi si toglie la vita con un’overdose di barbiturici.

2003Carlo Lucchina diventa DG Sanità, mantenendo la posizione per dieci anni.

2005Pierangelo Daccò, uomo vicino a Comunione e Liberazione, inizia a trafficare coi fondi neri del San Raffaele grazie all’amicizia col direttore generale Roberto Botti, con cui aveva rapporti in passato tramite il Fatebenefratelli. Ha rapporti con tutti, Lucchina, Formigoni, Verzè, Cal (che risulterà ricevere buste di 3-4 centimetri di spessore piene di banconote da 500 euro).

2008Scandalo Clinica Santa Rita, presto ribattezzata “clinica degli orrori”. Sul tavolo degli inquirenti ci sono una novantina di casi di operazioni risultate inutili (con morte di alcuni pazienti) o eccessivamente ardite, fatte unicamente per poter gonfiare i rimborsi regionali. La clinica aveva un tasso di mortalità dieci volte superiore alla media degli altri nosocomi della città.

2009 – Aggiustamento del Regolamento Sanità regionale (30/12 n.33).

2010 – Scatta l’Inchiesta Infinito dell’antimafia sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia. Da lì parte un “filone sanità”, riguardante gli appalti edili (ristrutturazione dell’ospedale San Paolo e della Fondazione Maugeri) e la fornitura di apparecchiature medicali. Carlo Chiriaco, ex direttore generale dell’ASL di Pavia, vieneaccusatodiaverfavoritogliinteressieconomicidellandranghetaconappaltipubblicieiniziativeimmobiliari, facendo da trait d’union tra i boss e la politica locale. Le carte dell’inchiesta Infinito della DDA di Milano svelano anche le intercettazioni delle telefonate tra i boss della ‘ndrangheta e Pasquale Libri, dirigente del settore appalti e sposato alla figlia di Rocco Musolino, altro boss della ‘ndrangheta: Libri, Chiriaco e Cosimo Barranca (reggente della locale di Milano) erano anche stati fotografati mentre entravano al comitato elettorale del consigliere regionale PdL Angelo Gianmario, in vista della tornata elettorale che porterà al quarto mandato di Formigoni come governatore di Regione Lombardia. Libri muore suicida (una dinamica rimasta poco chiara) il 21 luglio, lanciandosi dall’ottavo piano dell’ospedale SanPaolo.

2011 – A febbraio scoppia il crac del San Raffaele. La crisi è dovuta a un indebitamento aziendale che, aumentato sensibilmente nei tre anni precedenti, è divenuto insostenibile: oltre all’esposizione verso le banche, con l’ipoteca di tutti gli immobili del gruppo, risulta un debito verso i fornitori dell’ospedale dell’ordine di 500-600 milioni di euro. A novembre viene arrestato Daccò: l’ipotesi degli investigatori è che ricevesse denaro in contanti dal braccio destro di Don Verzè, Mario Cal (altro morto suicida), distraendoli dall’ospedale attraverso fatture gonfiate. Daccò è descritto dai PM come il “gran ciambellano” dei fondi neri del San Raffaele, l’organizzatore e il gestore delle operazioni che hanno svuotato le casse dell’impero ospedaliero; tra l’altro, fu lui a gestire l’acquisto del nuovo aereo privato del prete-manager, intascandosi una consulenza da un milione di euro – affare che provocò 10 milioni di buco nel bilancio dell’ente. Il nome di Daccò è legato anche all’inchiesta sui fondi neri del Pirellone alla clinica Maugeri, in cui è accusato di aver distratto circa 70 milioni di euro sotto forma di consulenze e finti appalti.

2012 – In aprile viene arrestato Antonio Simone (ex assessore alla sanità, membro di Comunione e Liberazione) insieme a loschi figuri della Fondazione Maugeri, tra cui il presidente della Fondazione stessa: l’accusa è quella di attribuzione fittizia di beni, riciclaggio, falsa fatturazione. Tra i finti contratti di ricerca (contratti che sarebbero stati pagati dalla Maugeri a Daccò per creare da un lato fondi neri e dall’altro per finire sui conti personali esteri di Daccò e Simone) spunta anche uno studio sulla presenza di vita su Marte. Il giro d’affari è di 110 milioni l’anno. In dicembre viene arrestato Pasquale Cannatelli (ex DG di Niguarda e Sacco) per illeciti in appalto alla NGC Medical Service su forniture di apparecchiature per emodinamica e cardiochirurgia: la NGC era stata vincitrice per 12 volte consecutive in vari ospedali, da Varese a Mantova passando per Sacco, Fatebenefratelli, San Paolo e SanCarlo.

2013 – A febbraio Roberto Maroni (Lega Nord) viene eletto governatore di Regione Lombardia dopo quasi vent’anni di governo Formigoni. A marzo vengono arrestati Guarischi e Leonardo Boriani (ex direttore della Padania), e vengono indagati direttori generali di diversi ospedali e imprenditori per mazzette su appalti di apparecchiature medicali (tra cui spunta un acceleratore lineare usato per le malattie oncologiche). Risultano coinvolti gli ospedali di Cremona e Sondrio, il San Paolo e l’Istituto Nazionale dei Tumori. Guarischi, nel truccare le gare, utilizzava il medesimo sistema clientelare impiegato in precedenza da Daccò, mantenendo così una certa continuità nel malaffare legato alla sanità lombarda. Maroni, millantando di voler garantire una sanità trasparente, dà il via a una commissione (non di inchiesta) nominata dalla giunta regionale, per sottoporre a verifica il sistema della sanità. Nella prima seduta del consiglio regionale viene eletto Walter Bergamaschi come nuovo DG sanità. Lascia quindi Lucchina, che in dieci anni ha ricevuto quattro avvisi di garanzia: sulla sua scrivania sono passati tutti i provvedimenti decisivi, tra cui quello delle “funzioni non co- perte da tariffe predefinite” (San Raffaele e Fondazione Maugeri, tra il 2004 e il 2010, hanno ricevuto dal Pirellone rispettivamente 301 e 148 milioni di euro in “funzioni non tariffabili”) e ogni gara di appalto.

2014 – A maggio viene scoperta la cupola Frigerio-Greganti, che insieme al senatore Luigi Grillo (PdL) hanno posto in essere una “saldatura” tra imprese, cooperative e schieramenti politici (da destra a sinistra,fino alla Lega) per condizionare e assegnare appalti (da EXPO 2015 a infrastrutture lombarde, passando per la sanità) in cambio di tangenti.

2015 – Definitivo via libera in Consiglio Regionale alla riforma della governance del sistema sociosanitario lombardo, dopo mesi di proposte, discussioni e dibattiti in Consiglio. L’autore principale di questi mesi di mediazione è il leghista Fabio Rizzi, al quale viene attribuita la stesura del testo di legge. Nelle parole di Rizzi, la riforma non è una “cancellazione della legge precedente” ma “una sua evoluzione per aggiornarla e adeguarla dopo 18 anni alle nuove esigenze della società di oggi”, e “saranno mantenute e ulteriormente valorizzate le esperienze e le specificità professionali ospedaliere”: chissà a cosa si riferiva. A ottobre, mentre era atteso a Palazzo Lombardia per aprire i lavori della “Giornata della Trasparenza”, viene arrestato Mario Mantovani con l’accusa di abuso d’ufficio, turbativa d’asta, corruzione e concussione per aver truccato gare d’appalto relative al trasporto di pazienti dializzati, all’edilizia scolastica e alle case di riposo, e per aver fatto pressioni per far assumere persone a lui vicine. I fatti sarebbero stati commessi tra il 2012 e il 2014, quando Mantovani era senatore, sindaco di Arconate e poi assessore alla salute in Regione Lombardia; alla famiglia di Mantovani, inoltre, fanno capo la Società Immobiliare Vigevanese, che realizza residenze socio-assistenziali, e la Fondazione Mantovani, che gestisce alcune di queste strutture. Tra gli indagati compare anche Massimo Garavaglia (Lega Nord), assessore all’economia e vicinissimo a Maroni, anche lui per turbativa d’asta. Attualmente è viceministro dell’economia e finanze del governo Conte. Nel frattempo, l’87enne Poggiolini è stato trovato in una casa di riposo abusiva alle porte di Roma, tra anziani maltrattati, ammassati e confezioni di sedativi.

2016 – Viene scoperto il “sistema Canegrati”: 21 arresti per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, alla corruzione e alla turbativa d’asta per i servizi odontoiatrici esternalizzati in Lombardia. L’indagine, coordinata dalla procura di Monza, ha ricostruito l’operato di un gruppo imprenditoriale accusato di aver corrotto funzionari delle gare d’appalto pubbliche lombarde, bandite da diverse aziende ospedaliere per la gestione esterna di servizi odontoiatrici, riuscendo ad aggiudicarsele. Finiscono in carcere Fabio Rizzi (medico anestesista e rianimatore, segretario provinciale del Carroccio di Varese dal 2006 al 2008, e senatore dal 2008 al 2013) e Mario Valentino Longo. I due sarebbero stati pagati dal gruppo imprenditoriale al centro dell’inchiesta con il finanziamento della campagna elettorale di Rizzi per le elezioni regionali del 2013, e successivamente con versamenti tra cui una tangente di 50 mila euro e una serie di finte consulenze, per 5 mila euro al mese, fatturate dalla moglie di Longo. Al centro dell’inchiesta c’è l’imprenditrice Maria Paola Canegrati, considerata il vertice del sistema corruttivo. Secondo gli inquirenti, le società a lei riferibili tra cui la Elledent e la Service Dent (del gruppo Odontoquality con sede ad Arcore-Monza), in dieci anni avrebbero preso il monopolio dei servizi odontoiatrici appaltati in esterno dagli ospedali lombardi. Rizzi e Longo avrebbero favorito l’imprenditrice in gare di appalto risultate – secondo l’accusa – puramente formali. La stessa Canegrati, dal 2013, avrebbe tessuto una rete di azione a livello amministrativo con funzionari pubblici corrotti, i quali erano sul libro paga del suo gruppo imprenditoriale. Si parla di un giro di affari di 400 milioni di euro.

2017Eh l’ho rotto (…) gli ho fatto la via d’accesso bikini (…) per allenarmi (…) oggi ho fatto una vecchietta per allenarmi! Queste le parole intercettate al primario di ortopedia dell’ospedale Gaetano Pini-CTO Norberto Confalonieri (ora per gli amici “spaccaossa”) che avrebbe rotto il femore ad una signora di 78 anni per poi rioperarla con una tecnica particolare (bikini appunto, microinvasiva) per “allenarsi” in vista di un intervento che avrebbe poi dovuto fare nei giorni successivi presso la Clinica San Camillo di Milano (privato). Ma non c’è solo il training stile nazista del professore, sulle sue spalle ci sono anche disabili morte dopo l’intervento, disoccupati indebitati fino a 35 mila euro per delle operazioni poi risultate inutili che hanno tentato il suicidio, ingerenze sulle coordinatrici di reparto per far ricoverare i propri malati, interventi (privati) sbagliati a causa dell’utilizzo di metodiche non appropriate e “risistemati” grazie al SSN, oltre che le solite corruttele legate agli appalti per la scelta delle protesi per cui finiscono in manette anche: Luigi Ortaglio, responsabile del Provveditorato Economato dell’Azienda Sociosanitaria territoriale Nord Milano di Sesto San Giovanni, Natalia Barberis e Stefania Feroleto (rispettivamente agente di commercio e dipendente della ‘DePuy Orthopaedics‘ in Johnson&Johnson Medical SPA), Fabio Barzaghi e Sabrina Consonni, rispettivamente agente distributore e dipendente della B. Braun Milano SPA. Paola Navone, direttrice sanitaria dell’ospedale, quattro giorni dopo l’arresto a Porta a porta assicurava che “il piano anticorruzione al Pini verrà attuato al più presto” mentre probabilmente occultava le sue precedenti condotte illecite.

2018 – La sanità milanese ripiomba nel baratro delle bustarelle, dei favori, delle manovre per far pressione sui politici, dei regali. E poco importa che i camici bianchi finiti nel mirino della procura guadagnassero fino a 300 mila euro l’anno (quattro sono primari). Per l’Istituto Ortopedico Pini-CTO finiscono agli arresti Paola Navone, direttrice sanitaria, Giorgio Maria Calori, responsabile dell’unità operativa di Chirurgia ortopedica riparativa, professore a contratto all’università di Milano, e Carmine Cucciniello, direttore dell’Unità di ortopedia correttiva. Per il Galeazzi (proprietà di Rotelli GSD, dopo la vendita di Ligresti a causa dello scoppio della camera iperbarica negli anni Novanta), Lorenzo Drago, direttore laboratorio analisi e professore di Microbiologia all’Università di Milano, e Carlo Luca Romanò, responsabile di chirurgia ricostruttiva. Insieme a loro l’imprenditore Tommaso Brenicci, titolare della Eon Medica, azienda monzese che si occupa di attrezzature mediche. Li accusano di aver costituito un meccanismo di scatole cinesi che permettesse loro di “spingere” nei rispettivi ospedali dispositivi sui quali erano in grave conflitto d’interessi, su tutti il detector d’infezioni osteo-articolari MicroDTTect