Via le ronde dal decreto: spostate in un altro DDL

Da punto di vista tecnico, la norma sulle ronde verrà eliminata dal decreto o con un emendamento soppressivo del governo o con uno dell’opposizione su cui il governo renderà parere positivo. Quelle norme verranno molto probabilmente inserite in un disegno di legge di cui il governo chiederà l’esame quanto prima già nella riunione dei capigruppo prevista per questo pomeriggio.

“Quando prevalgono la saggezza e la ragionevolezza non vince nessuno ma sono tutti a vincere”, spiega il capogruppo del Pd Antonello Soro. “Siamo molto soddisfatti – sostiene Michele Vietti (Udc) – che il governo abbia cambiato parere su una nostra proposta molto ragionevole. Grazie al nostro ostruzionismo salta un macigno e ora siamo impegnati nell’accelerare l’esame del testo”.

Polemico, invece, il ministro della Difesa Ignazio La Russa: “Nessun passo indietro, metteremo la fiducia probabilmente lunedì 20 aprile. L’atteggiamento della sinistra ci costringe a un voto di fiducia che è figlio di un’inutile e sterile polemica”.

[Fonti: http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/politica/dl-sicurezza-4/no-ronde/no-ronde.html, http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE53706320090408]

AAA Cercasi badante da drogare e stuprare

Di seguito l’articolo di Affari Italiani.

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Ha stuprato due donne drogandole con un tranquillante nascosto nel caffè che aveva offerto loro mentre fingeva di svolgere un colloquio per assumerle come badanti. Per questo oggi Daniele Scardetta, milanese di 44 anni, è stato condannato a 10 anni di reclusione con rito abbreviato.

Gli episodi contestati risalgono al 15 marzo e al 20 luglio 2008. In base a quanto ricostruito dal pubblico ministero Marco Ghezzi, entrambe le vittime sono state narcotizzate con medicinali contenenti benzodiazepine, un principio attivo che stordisce al punto che dopo le aggressioni le vittime non ricordavano nulla dell’uomo indagato per altri stupri ai danni di donne avvicinate fingendo di offrire loro un lavoro, o spacciandosi per un esponente delle forze dell’ordine e già condannato in passato per tre violenze sessuali. A marzo la prima vittima, un’ecuadoriana di 52 anni, ha risposto a un annuncio sul giornale di un certo Silvano malato di tumore che cercava una badante che si occupasse di lui. La donna aveva telefonato al numero pubblicato e si era accordata con il sedicente malato per un colloquio. Il 15 si è coså presentata a casa del 44enne, un magazziniere disoccupato, in via degli Appennini che, con la scusa di un caffè, l’aveva drogata con un psicofarmaco triturato nel caffè e violentata. La 52enne era stata successivamente trovata in stato di shock dagli agenti di una volante nel mezzanino della metropolitana.

Ai poliziotti non aveva saputo dire cosa le fosse successo nelle ultime ore, ma era stata tuttavia accompagnata all’Svs della Mangiagalli perché aveva addosso tracce di sperma che inducevano a sospettare un’aggressione sessuale. Il ricordo è emerso solo nei mesi seguenti, grazie a una terapia di sostegno psicologico sostenuta dalla donna, che poi ha sporto formalmente querela a luglio. Proprio in quello stesso mese è avvenuto il secondo stupro contestato in questo procedimento, ai danni di un’italiana di 26 anni.

Anche in questo caso la vittima aveva risposto a un annuncio di lavoro, ma in occasione del primo colloquio la ragazza non aveva voluto bere il caffè. In questo caso Scardetta aveva tentato di baciarla sul collo, ma si era fermato di fronte all’opposizione della donna. Quest’ ultima, però, era tornata a sostenere un secondo colloquio perché l’ offerta di lavoro era troppo importante per lei. In questo caso ha accettato la bevanda ed è stata stuprata. Le violenze però sono proseguite quando, qualche giorno dopo, Scardetta l’ha chiamata, invitandola a guardare dalla finestra mentre si masturbava.

La 26enne lo ha denunciato, quando ha riconosciuto il suo aggressore dalle notizie apparse sui giornali in occasione dell’arresto, avvenuto a settembre. Di qui la querela. Per questi fatti, Scardetta risponde di violenza sessuale con le aggravanti dell’abuso di ospitalità, dell’uso di sostanze narcotiche e la recidiva, insieme ai reati di stato di incapacità procurato mediante violenza e atti osceni.

La condanna è stata inflitta dal gup Giuseppe Gennari, che ha riconosciuto provvisionali intorno ai 30mila euro per le due vittime costituitesi parte civile. Il primo stupro è stato confessato dall’ imputato, che invece ha sempre negato di aver commesso l’altra violenza.

A incastrarlo ci sono due particolari forniti dalla vittima su una piccola macchina gialla utilizzata dall’aggressore per accompagnarla a casa (Scardetta ha una Citroen gialla) e su uno strano post-it appeso all’ingresso dell’abitazione in cui c’era scritto per eventuali ladri che la casa era appena stata ripulita (post-it ritrovato nell’appartamento del sospettato da poco “visitato”). Tra l’ altro, questa non è la prima condanna a carico di Scardetta. Prima che questi fatti fossero commessi, il gup Nicola Clivio gli aveva inflitto con rito abbreviato una condanna a 8 anni di carcere per 17 capi di imputazione che ricomprendevano altre tre violenze sessuali con l’ utilizzo di un narcotico, alcune rapine e un porto illegale di pistola.

In appello la pena era stata ridotta a 6 anni e 10 mesi di reclusione, di cui Scardetta ne aveva scontati effettivamente tre. Era uscito nel 2006 dopo essersi sottoposto volontariamente al programma di riabilitazione del criminologo Paolo Giulini. Alla luce dei fatti avvenuti dopo la sua scarcerazione, per la Procura va sottolineata la sua particolare pericolosità.

 

[Fonti: http://www.affaritaliani.it/milano/milanolavoroMI060409_pg_2.html, http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=342092, http://www.agi.it/milano/notizie/200904061434-cro-r012502-art.html]

 

Bambini vivevano nei tombini a Roma

Le immagini e le testimonianze, raccolte da Sat 2000 rivelano un vero e proprio mondo, fatto di coperte e cartoni, nascosto sotto il coperchio dei tombini. Sono questi i giacigli dei disperati della stazione Ostiense: si dorme solo accovacciati o in verticale, con un pertugio aperto per respirare, ma la collocazione è già un privilegio e per questo la permanenza era a pagamento. E dai numerosi passanti della stazione? Invisibili.

Dopo il salvataggio dei giovani profughi, però, Belviso lancia l’allarme: «i centri di accoglienza per minori stranieri non accompagnati di Roma sono pieni: la domanda è raddoppiata negli ultimi quattro mesi. Quello dei minori afghani è solo un esempio di una situazione che a Roma sta diventando sempre più difficile: in soli 4 mesi la richiesta di accoglienza di minori non accompagnati è aumentata del 100%». I 900 posti offerti nelle cento strutture di accoglienza, tra accreditate e convenzionate, sono ormai saturi e – avverte l’assessore – «spesso siamo costretti ad appoggiarci ad altre regioni, con costi molto elevati».

[Fonte: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200904articoli/42530girata.asp]

Foggia, bus solo per immigrati

Le due 24 non avranno la stessa fermata: per gli immigrati sarà possibile salire al centro di accoglienza e giungere al capolinea della stazione ferroviaria di Foggia, mentre i residenti di Borgo Mezzanone saliranno nel centro abitato e scenderanno in via Galliani, a circa trecento metri e nei pressi della villa comunale. L’iniziativa segue quella istituita il 19 marzo per i collegamenti del Cara di Bari, che serviva ad evitare agli immigrati un tragitto di quasi tre chilometri per raggiungere la prima fermata utile. A Borgo Mezzanone la situazione è differente: il centro di accoglienza, che dovrebbe ospitare 550 persone, ne accoglie circa 800 e più volte si sono verificati episodi d’intolleranza da parte degli abitanti della borgata, stanchi di furti e molestie da parte degli immigrati. Più volte, gli autisti degli autobus sono stati aggrediti e hanno fatto richiesta di automezzi della polizia a scorta dei pullman di linea.

Le linee diverse sono state istituite per motivi di ordine pubblico. Polemica l’Acsi, l’associazione delle comunità straniere in Italia, a Foggia presieduta dal tunisino Habib Ben Sghaier: “L’integrazione non si fa così. Non posso credere che la prefettura abbia avallato una decisione simile. Questo è razzismo. Forse l’istituzione della nuova linea giunge perché gli abitanti di Mezzanone sono elettori e a giugno ci sono le amministrative”. Borgo Mezzanone, però, è una frazione di Manfredonia, seppur più vicina a Foggia, dunque l’elezione del sindaco di Foggia c’entra poco. E proprio il primo cittadino Orazio Ciliberti chiarisce: “Non parliamo di razzismo, ma di opportunità di creare un servizio migliore. Nessuno impedisce agli immigrati del centro di accoglienza di percorrere due chilometri in più, arrivare nella frazione di Borgo Mezzanone e prendere il bus che parte di lì e arriva in centro. Alla base della decisione – continua Ciliberti – ci sono gli attriti tra immigrati e residenti a Mezzanone”.

[Fonte: http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/immigrati-foggia/immigrati-foggia/immigrati-foggia.html]

Denunciata dai medici dopo il parto

 
Al Fatebenefratelli di Napoli è stata applicata la normativa prevista dal pacchetto sicurezza della Lega. Senza che sia ancora entrata in vigore. Dopo l’approvazione del Senato, infatti, un centinaio di parlamentari si è opposto al pacchetto di emendamenti che include la denunciabilità dei sans papier da parte dei medici, la loro impossibilita’ a riconoscere i propri figli e la legalizzazione delle squadracce sbrigliate nelle città.

“Un caso illegittimo, gravissimo”, denuncia l’avvocato napoletano Liana Nesta. “Delle due l’una – aggiunge il legale – o nell’ospedale napoletano Fatebenefratelli c’è un medico o un assistente sociale più realista del re che ha messo in pratica una legge non ancora approvata dagli organi della Repubblica; oppure qualcuno ha firmato un abuso inspiegabile ai danni di una madre e cittadina”.
Aggiunge l’avvocato Nesta: “Siamo di fronte a un’iniziativa senza precedenti. Non è mai accaduto che una donna extracomunitaria, che si presenta al pronto soccorso con le doglie, ormai prossima al parto, venga segnalata per l’identificazione”, spiega pacatamente Liana Nesta. E aggiunge: “Come se non bastasse, K. non ha potuto allattare suo figlio nei suoi primi giorni del ricovero: lo ha visto per cortesia di alcuni sanitari che glielo hanno adagiato tra le braccia, ma non ha potuto allattarlo”. La Nesta è una legale impegnata da anni nelle rivendicazioni dei diritti essenziali, al fianco di immigrati o di parenti di innocenti uccisi dalle mafie. L’ultima condanna, in ordine di tempo, la Nesta l’ha ottenuta a dicembre scorso, come avvocato di parte civile, per i killer di Gelsomina Verde, la ragazza innocente assassinata e poi data alle fiamme dai sicari di Scampia.

L’ospedale fornisce una versione edulcorata della vicenda:  “nessuno ha denunciato la puerpera, ma ci si è attivati ai sensi degli obblighi relativi al riconoscimento del nascituro sanciti dall’articolo 250 del Codice Civile”. L’ospedale si rifà ad una circolare che impone al direttore sanitario di garantire l’identificazione della madre, in mancanza di un valido documento di riconoscimento, anche facendo ricorso alle autorità. Secondo il primario di Ginecologia, Pietro Iacobelli, la donna avrebbe esibito solo la fotocopia di un passaporto scaduto.

Eppure le affermazioni del personale ospedaliero non convincono, specialmente la legale di Kante, che sostiene: “E’ stata accompagnata all’ospedale da altri connazionali regolarmente soggiornanti, i quali avrebbero potuto testimoniare sulla sua identità”.

Fini, Mussolini, Berlusconi hanno dichiarato più volte nelle ultime settimane che questo pacchetto sicurezza non s’ha da fare. Ora che è scoppiata la polemica in seguito a questo caso che colpisce fortemente l’immaginario collettivo, anche i politici che erano rimasti muti (PD, tanto per citarne un gruppetto costantemente inerte) si stanno esprimendo in totale sfavore del pacchetto sicurezza.

E intanto, il pacchetto sicurezza magari non si farà, però è un dato di fatto che le persone senza permesso di soggiorno hanno paura di presentarsi in ospedale e la loro affluenza è sensibilmente diminuita in tutta Italia. D’altra parte, a quanto pare il loro timore è fondato.
Anche l’Ordine dei medici di Napoli, per bocca del presidente Gabriele Peperoni, ha definito «preoccupante» un episodio caratterizzato «da zelo eccessivo che rischia di innescare una spirale persecutoria e razzista ai danni di soggetti indifesi», oltre ad aver espresso un netto dissenso sui contenuti del pacchetto sicurezza.

[Fonti: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=53094&sez=HOME_INITALIA, http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=335335, http://www.ansa.it/site/notizie/regioni/campania/news/2009-04-01_101279461.html, http://napoli.repubblica.it/dettaglio/clandestina-denunciata-dai-medici-dopo-il-parto-al-fatebenefratelli/1612026, http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/ivoriana-napoli/ivoriana-napoli/ivoriana-napoli.html]