27/11 – incontro alla Ligera: “E noi paghiamo?”

E NOI PAGHIAMO!?Quali sono i costi economici e soprattutto quali sono i costi sociali che dovremo affrontare per l’«allarme sicurezza», falso problema dietro cui si rifugiano le istituzioni per nascondere la loro incapacità di amministrare la città?

Ne parliamo in un incontro pubblico

SABATO 27 NOVEMBRE ore 17
alla
Ligera – enoteca cafè
via Padova 133 Milano

Partecipano:

  • i ricercatori del gruppo FarSiCura – dipartimento di Sociologia dell’Università di Milano Bicocca
  • i genitori dell’Associazione elementare.russo
  • Luciano Muhlbauer

 

Confessioni di un Ex leghista…

“Torno a fare il medico. La passione politica resta, ma ho visto troppe cose che non vanno, nei partiti”. Leghista bresciano, ex deputato del Carroccio, poi assessore alla Sanità in Lombardia. Attaccato da Formigoni e non difeso dalla Lega, Cè nel 2007 ha sbattuto la porta e se n’è andato dall’assessorato e dal partito. “Sa, io ci credevo nella Lega. E ho sempre fatto nelle istituzioni quello che dicevamo nelle piazze. Nel 2005 ero capogruppo alla Camera e ho fatto votare i nostri contro il governatore di Bankitalia Antonio Fazio, che la Lega attaccava nelle piazze come il nemico dei risparmiatori, come quello che aveva coperto i crac Cirio e Parmalat. Non mi ero accorto che invece l’aria era cambiata: Fazio aveva incaricato il banchiere Gianpiero Fiorani di salvare la banca della Lega, Credieuronord, ed era così diventato grande amico del Carroccio. Ma io sono andato avanti, mi sono rifiutato di passare dalla parte dei risparmiatori a quella dei malfattori. Nelle intercettazioni telefoniche dei furbetti del quartierino ce n’è una che dice: Fermatemi questo Cè. È Fiorani a chiederlo”.

In effetti lo fermano. “Mi chiama Umberto Bossi e mi dice: Torna in Lombardia, ti mettiamo a controllare questo Formigoni. Io obbedisco. Dal 2005 faccio l’assessore alla Sanità. Sono medico, qualcosa capisco. Sapevo che avrei trovato le mani dei partiti sugli ospedali, ma così non me l’aspettavo: controllano tutto, si spartiscono tutto. E Comunione e liberazione la fa da padrona. Sollevo subito il problema, contando sull’appoggio del mio partito. Accuso direttamente Formigoni di controllare militarmente tutta la sanità lombarda. E lui mi toglie le deleghe. È il 30 agosto 2005. La mattina dopo vado a Radio Padania e parlo chiaro. Segue un braccio di ferro durato 40 giorni. Mi chiamano Roberto Calderoli, Roberto Maroni, Umberto Bossi: ‘Cambia assessorato, vai al Territorio, non riusciamo più a coprirti. Io rispondo: Non ci penso nemmeno. Alla fine Formigoni mi restituisce le deleghe. Io preparo una riforma del sistema. Resisto fino alla primavera del 2007. Allora mi oppongo a un tentativo di privatizzare il 118, il sistema regionale di pronto soccorso. È la goccia che fa traboccare il vaso. Capisco che la Lega non mi sostiene più. Il 17 marzo do le dimissioni”.

Lo sostituisce il medico personale di Bossi, Luciano Bresciani. Continuità, dunque? “C’è assessore e assessore. C’è anche chi sta lì a fare la bella statuina. Tanto le decisioni le prende il direttore generale della Sanità, Carlo Lucchina. In Lombardia per la sanità si spendono 16 miliardi pubblici e 6 privati: in totale oltre 22 miliardi. Una cifra enorme. E senza controlli adeguati sulla qualità e sanzioni efficaci. Formigoni dice che in Lombardia c’è libertà di scelta e competizione tra pubblico e privato. Non è vero. Il paziente non ha strumenti per scegliere, non può capire la qualità dell’offerta. In realtà è in balìa di un eccesso d’offerta, che i privati moltiplicano nei settori più remunerativi, come urologia, cardiochirurgia, ortopedia, oculistica, emodinamica. Così si moltiplica artificialmente la domanda. Un meccanismo distorto che sottopone i pazienti a ipertrattamento: troppi interventi, anche se non ce n’è davvero bisogno, fatti dai privati per avere i drg (i rimborsi del sistema sanitario, ndr). E poi rincorsa ai drg più costosi: si fanno due visite quando ne basterebbe una, si opera in day hospital quando sarebbe sufficiente l’ambulatorio, si ricovera quando basterebbe il day hospital. Risultato: un finanziamento enorme ai privati. Al pubblico restano i settori dove si guadagna poco come medicina e oncologia”.

Non c’è clinica privata a Milano che non abbia avuto inchieste giudiziarie. “Sì, ma la magistratura non ha strumenti sufficienti. E poi l’attenzione viene messa sui comportamenti dei singoli medici, quando invece è il sistema che è criminogeno. Ci vorrebbe una vera programmazione, realizzata sui reali bisogni dei cittadini. Per farla, ci vorrebbero i numeri delle prestazioni offerte, disaggregate provincia per provincia: si vedrebbe subito l’anomalia di zone in cui determinati interventi sono anche del 50 per cento superiori alla media. Ma la Regione dice: non li abbiamo, quei numeri. Non sono mai riuscito a farmeli dare, neppure quando ero assessore. È così che il privato gonfia l’offerta fino ai numeri record della Lombardia: 160 milioni di prestazioni ambulatoriali, 2 milioni e 600 mila ricoveri. Con gli ospedali pubblici che sono sempre in perdita, e le cliniche private che fanno un mucchio di soldi: qualcuno dovrebbe spiegarcela, questa stranezza, no? La verità è che l’obiettivo finale è far sparire la sanità pubblica e dare tutto ai privati”. Cè chiude l’ultimo scatolone e torna a casa…

[Il Fatto Quotidiano del 05 Maggio 2010]

 

Bomba biologica a Santa Giulia

Un mega quartiere residenziale usato per seppellire ogni tipo di rifiuto cancerogeno. Per mesi, di notte i camion hanno seppellito senza sosta sostanze tossiche. Dov’erano le autorità sempre pronte a multare i cittadini per ogni piccola irregolarità? Un milione di metri quadri per un valore speculativo di un miliardo di euro. Il terreno è ora sotto sequestro a seguito di una denuncia dell’Arpa. Due falde acquifere avvelenate con solventi clorurati, mercurio, tricloroetilene. I valori dell’inquinamento sono cento volte superiori ai limiti di legge e possono produrre danni irreparabili alle donne in attesa. Nel quartiere è stato costruito un asilo con 60 bambini, anche il vicino parco Trapezio è contaminato. La società Risanamento, quotata in Borsa, è proprietaria dell’area, il nome più adatto per le bonifiche della ‘Ndrangheta.

Intervista a Gianni Barbacetto

Santa Giulia è la storia di un colossale imbroglio, è una storia di cui si comincia a parlare negli anni 80, quando le fabbriche vengono dismesse, si liberano grandi aree periferiche, alcune a Rogoredo, in realtà questo è il vero nome di Santa Giulia, un quartiere periferico di Milano, anzi paese alla periferia di Milano, un tempo.
Vengono fatte varie ipotesi, proposte, promesse, alla fine invece cosa si realizza dopo alcuni decenni di attesa? Cemento, case, viene dato un bel nome Santa Giulia. Vengono fatti degli spot mirabolanti in cui si dice che qui sorgerà, su questa area sfigata, periferica, proprio fuori Milano, il nuovo quartiere che rinnoverà la maniera di vivere dei fortunati che riusciranno ad andarci a abitare. Ci fanno un po’ di case, ci fanno delle case di lusso, le vendono a caro prezzo, sono in un’area sfigata della periferia milanese, vengono vendute come fossero aree e case preziosissime. I poveretti che ci cascano avranno delle orribili sorprese perché in questa città, in questa Milano che un tempo era la capitale morale d’Italia, si fanno piani urbanistici come quello imbellettato di Rogoredo chiamato Santa Giulia con sotto i piedi arsenico e altri veleni. Si vanno a vendere case di pregio a caro prezzo in luoghi insalubri dove viverci significa avere il rischio di poter contrarre il cancro, per esempio, questa è la storia di Santa Giulia.
Chi sono i protagonisti di questa storia? Un immobiliarista che era riuscito a farla franca ai tempi dei furbetti del quartierino e che si chiama Zunino, che acquista l’area, riesce a farci su questo suo mirabolante progetto meraviglioso di quartiere modello Santa Giulia, dà all’amico Giuseppe Grossi l’incarico di bonificare il terreno, in realtà la bonifica non viene fatta, viene fatta malissimo, vengono lasciati veleni, se non portati addirittura da fuori, veleni inquinantissimi, dall’arsenico in giù e con l’ombra anche che coinvolto nel movimento terra, come succede sempre dove c’è movimento terra nell’area milanese, ci siano anche gli uomini della ‘ndrangheta. Perché sono loro gli specialisti del movimento terra, sono loro i monopolisti del movimento terra, dove c’è da spostare terra ci sono le famiglie, i camion dell’‘ndrangheta e dentro i camion dell’ ‘ndrangheta spesso insieme alla terra buona c’è la terra cattiva, i veleni.
Questa è la storia di Santa Giulia in una città che ormai è spappolata, in una città come Milano in cui fin dentro il palazzo del governo municipale, fin dentro il Municipio, fin dentro il luogo da dove Letizia Moratti credeva di poter governare la città, c’è corruzione, malaffare, persone che si mettono d’accordo per dare le licenze ai night anche in cambio di tangenti, tangenti prese all’uscita del palazzo municipale poco distante, è una città che ha perso la sua anima, che ha perso la sua capacità di fare buona amministrazione, una città profondamente corrotta e in cui ormai si fa fatica anche a indignarsi e si va avanti tranquilli anche sapendo che sotto i piedi di un quartiere venduto a caro prezzo, ci sono veleni, veleni mortali.
Formalmente sulla carta ci sono regole rigorosissime per lo smaltimento dei veleni o anche dei normali materiali inquinanti, gli oli, le pile, i medicinali, questo sulla carta, nella realtà i controlli si possono aggirare, chi fa le cose in piccolo è costretto a seguire i controlli e a fare gran fatica anche solo per buttare via un vecchio televisore, chi invece fa le cose in grande e porta veleni mortali, può farlo tranquillamente, aggirando i controlli, pagando tangenti, dando incarichi agli uomini dell’‘ndrangheta i quali fanno buoni prezzi per forza, perché non smaltiscono secondo le regole e senza che nessuno abbia la possibilità di intervenire.

 

[Fonte: http://www.beppegrillo.it/2010/07/31/bomba_ecologica_a_santa_giulia.html]

pignorato conto corrente AMP

Il conto corrente dell’Ambulatorio Medico Popolare è stato pignorato.

Per favore NON INVIATE PIU’ DONAZIONI SUL CONTO CORRENTE, sarebbe una donazione alla famiglia bigoni, che ha comprato i locali ove si trova l’AMP per una manciata di euro nel 2004.

Ci stiamo adoperando per divulgare la notizia proprio per evitare quanto sopra.

Lettura istruttiva

quello che non ci si dice è quanto costano, 40 sbirri al giorno per 73 giorni, più le camionette ed il resto, per avere un “servizio” che non funziona perchè non viene aggiornato il sito. Sito da cui dipendono le informazioni sulla regolarizzazione, e quindi i diritti più elementari di chi ha pagato 500 euro per questa sanatoria: da questo dipende il non avere piu paura di essere deportati, avere la tessera sanitaria, poter iscrivere i figli a scuola senza timori. Nemmeno si dice una altra elementare verità, ovvero che sarebbe di gran lunga convenuto a tutti far emergere dal lavoro nero le persone arrestate per la sola mancanza del permesso di soggiorno. Va detto a chiare lettere che la legge Turco-Napolitano-Bossi-Fini non è una legge sulla immigrazione, è una legge sul mercato del lavoro, fatta per tenere sotto ricatto gente che produce almeno il 10% del PIL nazionale, ma che non ha alcuna possibilità di emergere dal lavoro nero in quanto solo i datori di lavoro sono titolari della richiesta. Naturalmente i 500 euro richiesti sono stati spesso e volentieri a carico dei migranti…. Davvero una lettura istruttiva.

http://archiviostorico.corriere.it/2010/maggio/09/Via_Padova_giallo_dei_cedolini_co_7_100509028.shtml 

 

22/23 maggio: Via Padova è Meglio di Milano

Chi siamo L’ente promotore del progetto è il Comitato Vivere in Zona 2, nato nel 2008 e composto da persone di diverso orientamento politico che condividono progetti, proposte, idee per la risoluzione dei problemi presenti sul territorio e nel contempo si impegnano per la valorizzazione delle potenzialità che lo contraddistinguono.

Il Comitato, costituitosi in Associazione riconosciuta nel gennaio 2010, è il soggetto capofila di una cordata di 50 realtà che lavorano in rete per questo progetto: Amici Casa della Carità/Terre ospitali, La Città del Sole/Amici del Parco Trotter, Assab One, Ambulatorio Popolare di via dei Transiti, ANPI, Associazione AB, Associazione Amici di Camilla, Associazione culturale boliviana, Associazione Durchblick, Associazione Insieme nelle Terre di Mezzo, Associazione ArtiGirovaghe, Associazione culturale Villa Pallavicini a.p.s., Associazione Genitori Scuola Elementare di Via Russo, Associazione Sportiva G.a.N., ASD S. Gabriele Basket, Associazione sportiva S. Giovanni Crisostomo, Biblioteca civica, Casa della Cultura Islamica, Casa Editrice Terre di Mezzo, Comin cooperativa sociale, Comitato Vivere in zona 2, Emergency zona 2/3, La Saletta, Legambiente, Liceo artistico Caravaggio, Orchestra di via Padova, OZeventi, Parrocchia S. Basilio, Parrocchia S. Giovanni Crisostomo, Parrocchia S. Giuseppe, Periodico Martesana Due, Polo Start 1, Scout Agesci, Scuola della Casa del Sole, Scuola di via Russo, Scuola di via Cesalpino, Sitart, Teatro La Madrugada, Teatro Officina, Teatro Gioco Fiaba, Tempo per l’infanzia, Terre di mezzo,UVI.

I fondamenti dell’iniziativa Il Comitato ha sempre lavorato con un approccio progettuale e propositivo con la presunzione di non agitare emergenze, ma di concorrere a risolverle; è orientato a lavorare per integrare e sostenere quanto di positivo le realtà associative e istituzionali fanno, per migliorare la qualità della vita di chi vive e lavora nella Zona 2.

Attraverso una serie di ricerche, l’organizzazione di convegni e iniziative culturali, la realizzazione di interviste e documentari, il Comitato ha contribuito a mettere in luce la rilevanza del fenomeno migratorio nella zona; la grande risorsa educativa rappresentata dalle scuole; l’importanza economica di Via Padova, che ormai costituisce una realtà economica integrata e multietnica; lo stato dell’arredo urbano, le situazioni di degrado fisico e abitativo, la presenza di situazioni dove il problema della sicurezza è molto evidente.

Questo approccio costituisce il fondamento dell’azione proposta nel progetto di “festa di quartiere aperta alla città”, un momento per conoscere le risorse umane, culturali, economiche che fanno di via Padova un importante laboratorio multietnico, socialculturale, con risorse umane e materiali disponibili e non pienamente utilizzate o talvolta ignorate.

Obiettivi

  • offrire un’immagine positiva della via presso la popolazione italiana e straniera;
  • favorire l’incontro e la collaborazione delle realtà che in vario mondo lavorano per il benessere dei cittadini della zona;
  • fornire stimoli, perché l’amministrazione comunale e zonale assuma un ruolo di regia di progettazione condivisa e positiva per la valorizzazione del territorio;
  • coinvolgere e sensibilizzare gli abitanti degli altri quartieri, perchè (ri)scoprano questa parte di città così ricca di risorse ambientali, culturali ed educative a disposizione di tutti.

 

Per maggiori informazioni consultare il sito dedicato all’iniziativa: http://www.meglioviapadova.org/