Bastardi senza gloria

È di qualche giorno fa la notizia che, con ogni probabilità, Regione Lombardia affiderà alle associazioni e al privato sociale la vaccinazione anti-Sars-Cov-2 per tutte quelle persone che si trovano in una situazione amministrativa irregolare.
O meglio, per ora si parla solo di persone senza fissa dimora e/o in possesso di codice STP.
Peccato che non tutte le persone irregolarmente presenti in Italia abbiano necessariamente un STP, e peccato che al sistema di prenotazione non possano accedere neanche le persone che si stanno regolarizzando mediante sanatoria. Le maglie della penosa burocrazia in materia di immigrazione sono fitte, le situazioni che possono verificarsi tra la regolarità e l’irregolarità sono molteplici e complesse.

Che Regione Lombardia non si sia preoccupata della vaccinazione per tutte queste persone, non è certo una cosa sorprendente, dal momento che sono decenni che fa di tutto per disinteressarsene a più livelli. Sconcerta però il discorso pubblico attorno a questo improvviso interesse: lo possiamo davvero definire un’apertura, una conquista di civiltà?

Sul suo sito ufficiale, l’AIFA aveva già comunicato che tutte le persone residenti o stabilmente presenti sul territorio italiano, con o senza permesso di soggiorno, hanno diritto alla vaccinazione, man mano che rientrano nelle categorie del Piano Vaccinale: una linea orientata al concetto di salute pubblica, per cui, se è in corso una pandemia, la situazione amministrativa di una persona non dovrebbe essere di ostacolo all’accesso alla prevenzione e alla cura. Queste stesse indicazioni sono state riprese negli allegati al Vademecum ATS per la Fase 2 della pandemia, quindi, anche al netto di un poco dignitoso caso di copia-incolla, Regione Lombardia avrebbe dovuto quantomeno farsi venire il dubbio di dover davvero vaccinare anche chi non è regolare o non lo è ancora.

In tutto questo, non vediamo una vittoria. Vediamo solo una Regione che si è sempre distinta per il suo bieco razzismo e classismo, e il cui unico vero obiettivo raggiunto è stato lo smantellamento della medicina pubblica e territoriale.
Vediamo una Regione che dovrebbe vergognarsi per il disastro che ha creato alla sanità, nel corso degli anni, e in modo particolarmente evidente nell’ultimo anno.
Vediamo una Regione che, davanti all’ennesima inadeguatezza, pensa di scaricare tutto sul privato sociale e sull’associazionismo, perché così fa da tempo, senza che nessuno le crei problemi al riguardo.

Non c’è salute pubblica senza accesso universale alla prevenzione e alle cure.