Milano, la strada della discordia – PeaceReporter

Una parte integrante di Milano. L’enorme dispiegamento di forze di polizia ha scongiurato che poche, isolate contestazioni, si trasformassero in nuove violenze. Ma e’ stato anche l’atteggiamento pacificatorio della societa’ civile, delle organizzazioni che in viale Padova lavorano all’integrazione, in primis l’ambulatorio popolare di via dei Transiti, nonche’ dell’imam e degli amministratori della moschea a evitare attriti e conflitti, durante il passaggio dei manifestanti. “Sono qui da 35 anni – spiega Benaissa Bounegab, consigliere e presenza storica del centro islamico di viale Padova – e non ho mai visto nulla del genere. La rabbia e’ stata covata per anni, anni di frustrazione, umiliazioni, disagio nel quale la comunita’ musulmana ha vissuto in un quartiere che l’amministrazione ha lasciato al suo degrado. E non mi riferisco solo agli stranieri, ma anche agli italiani. Non e’ stato fatto molto per l’integrazione, e si sono accorti solo all’ultimo che via Padova stava diventando un problema. La strada e’ una parte integrante di Milano e non può essere in nessun caso messa in quarantena e lasciata ai politicanti che utilizzano questo caso isolato per portare acqua al loro mulino”.

Fiaccola contro chi contesta. La fiaccolata comincia alle sette, da piazzale Loreto. Era stata annunciata, e cosi’ anche presentata dai media, soprattutto il Tg1 della sera, come una manifestazione di protesta dei residenti. Ma tra le circa duecento persone che sventolavano bandiere azzurre, campeggiavano gli striscioni della Giovane Italia, movimento giovanile del Popolo della Liberta’, se non dichiaratamente fascista, sicuramente connotabile come tale dal carattere della scritta e dalla fiamma tricolore sul simbolo. Il movimento si era già messo in evidenza durante il comizio di Berlusconi in piazza Duomo, aggredendo e mettendo a tacere con la forza i contestatori (prima del lancio del souvenir contro il Premier). “Clandestini fuori dai confini” era lo slogan piu’ ricorrente. In cima al corteo, organizzato in sostegno dei cittadini di via Padova, il candidato Pdl Romano La Russa e Daniela Santanche’. Tuttavia, numerosi cittadini di via Padova non hanno particolarmente gradito i cori razzisti e l’ipocrisia di chi, tra i partecipanti al corteo, ha portato fiori per l’egiziano ucciso cantando al contempo l’inno nazionale italiano sull’attenti. Un rude e demagogico tentativo di raccattar voti a poco piu’ di un mese dalle elezioni? Dalle finestre grida di indignazione e anche qualche insulto (“razzisti, razzisti”) e’ volato a chi inneggiava all’espulsione degli irregolari. Qualche momento di tensione si e’ vissuto quando, all’altezza di via dei Transiti, un manifestante ha reagito lanciando una fiaccola contro un gruppetto di contestatori al lato della strada.

L’ambulatorio di via dei Transiti. Proprio a via dei Transiti la settimana scorsa ha passato indenne l’ennesimo tentativo di sfratto l’ambulatorio popolare che da anni assiste gratuitamente stranieri e italiani indigenti. Sandra, una delle persone che si occupano del servizio, ha minimizzato l’entita’ del problema immigrazione a via Padova: “I residenti e gli immigrati qui convivono pacificamente. Nessuno ci ha mai causato problemi, ne’ a noi ne’ ai nostri assistiti. Viceversa, gli immigrati costituiscono una risorsa nel quartiere. Via Padova e’ uno dei pochi luoghi di Milano dove i locali sono aperti fino a tardi. Se sicurezza significa luoghi vuoti e deserti, allora le politiche di questa amministrazione vanno riviste”.

Chi ha ucciso Aziz El Saied? A via Arqua’, traversa di viale Padova, zona di spaccio, la polizia ferma alcune persone. “Mi hanno messo faccia a terra, chiesto i documenti con la pistola puntata alla testa – racconta un egiziano -, stanno facendo retate e perquisizioni a tappeto”. Accanto a lui, altri connazionali dicono di “non sapere cosa sia successo la sera dell’omicidio”, e che “non hanno visto nulla”. Eppure, l’insofferenza nei confronti dei sudamericani – e’ girata la voce, forse infondata, che l’omicida di El Saied facesse parte dei ‘Chicago’, una delle gang di latinos – e’ palpabile. “Abbiamo paura”, dice il gestore peruviano della rosticceria El Carajo, mentre sfila il corteo del centro destra e lui abbassa le serrande del negozio. “Ora c’e’ il rischio che se la prendano con tutti i sudamericani”.

Reazione spontanea? Chi non crede all’ipotesi del regolamento di conti tra bande e’ Massimo Conte, fondatore dell’agenzia di ricerca sociale ‘Codici’, esperto del fenomeno delle bande giovanili latinoamericane. “E’ stato detto che l’aggressore appartiene ai Chicago, ma io ci andrei con i piedi di piombo prima di fare affermazioni di questo tipo. Chi parla di controllo del territorio a via Padova non sa che le gang di latinos a Milano non esercitano questo tipo di strategie. Se cosi’ fosse stato, non si sarebbero verificati episodi e incidenti come quello, perche’ le aree sarebbero state chiaramente delimitate, e non sarebbero avvenuti ‘sconfinamenti’. La reazione degli egiziani? E’ avvenuta in maniera metodica, una trentina di persone che sapevano esattamente come muoversi nel territorio e come sfuggire alla polizia. Mi chiedo se sia stata davvero spontanea”.

Ipotesi Islam radicale. Secondo alcuni, la rabbia degli egiziani e’ montata perche’ il cadavere del loro connazionale e’ rimasto per troppo tempo sull’asfalto. Altri accreditano tesi diverse. L’organizzazione del gruppetto, che ha preso di mira determinati esercizi commerciali muovendosi con estrema abilita’ nel percorso della devastazione, sarebbe indizio di una regia piu’ alta. Qualcuno che probabilmente ha pilotato la protesta per far sentire con forza la propria voce, nella fitta trama delle comunita’ islamiche. In relazione a questo, non e’ escluso che i fermi e le retate di questi giorni possano portare ad arresti e indagini negli ambienti del radicalismo islamico.

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