Di seguito l’articolo di Affari Italiani.
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Ha stuprato due donne drogandole con un tranquillante nascosto nel caffè che aveva offerto loro mentre fingeva di svolgere un colloquio per assumerle come badanti. Per questo oggi Daniele Scardetta, milanese di 44 anni, è stato condannato a 10 anni di reclusione con rito abbreviato.
Gli episodi contestati risalgono al 15 marzo e al 20 luglio 2008. In base a quanto ricostruito dal pubblico ministero Marco Ghezzi, entrambe le vittime sono state narcotizzate con medicinali contenenti benzodiazepine, un principio attivo che stordisce al punto che dopo le aggressioni le vittime non ricordavano nulla dell’uomo indagato per altri stupri ai danni di donne avvicinate fingendo di offrire loro un lavoro, o spacciandosi per un esponente delle forze dell’ordine e già condannato in passato per tre violenze sessuali. A marzo la prima vittima, un’ecuadoriana di 52 anni, ha risposto a un annuncio sul giornale di un certo Silvano malato di tumore che cercava una badante che si occupasse di lui. La donna aveva telefonato al numero pubblicato e si era accordata con il sedicente malato per un colloquio. Il 15 si è coså presentata a casa del 44enne, un magazziniere disoccupato, in via degli Appennini che, con la scusa di un caffè, l’aveva drogata con un psicofarmaco triturato nel caffè e violentata. La 52enne era stata successivamente trovata in stato di shock dagli agenti di una volante nel mezzanino della metropolitana.
Ai poliziotti non aveva saputo dire cosa le fosse successo nelle ultime ore, ma era stata tuttavia accompagnata all’Svs della Mangiagalli perché aveva addosso tracce di sperma che inducevano a sospettare un’aggressione sessuale. Il ricordo è emerso solo nei mesi seguenti, grazie a una terapia di sostegno psicologico sostenuta dalla donna, che poi ha sporto formalmente querela a luglio. Proprio in quello stesso mese è avvenuto il secondo stupro contestato in questo procedimento, ai danni di un’italiana di 26 anni.
Anche in questo caso la vittima aveva risposto a un annuncio di lavoro, ma in occasione del primo colloquio la ragazza non aveva voluto bere il caffè. In questo caso Scardetta aveva tentato di baciarla sul collo, ma si era fermato di fronte all’opposizione della donna. Quest’ ultima, però, era tornata a sostenere un secondo colloquio perché l’ offerta di lavoro era troppo importante per lei. In questo caso ha accettato la bevanda ed è stata stuprata. Le violenze però sono proseguite quando, qualche giorno dopo, Scardetta l’ha chiamata, invitandola a guardare dalla finestra mentre si masturbava.
La 26enne lo ha denunciato, quando ha riconosciuto il suo aggressore dalle notizie apparse sui giornali in occasione dell’arresto, avvenuto a settembre. Di qui la querela. Per questi fatti, Scardetta risponde di violenza sessuale con le aggravanti dell’abuso di ospitalità, dell’uso di sostanze narcotiche e la recidiva, insieme ai reati di stato di incapacità procurato mediante violenza e atti osceni.
La condanna è stata inflitta dal gup Giuseppe Gennari, che ha riconosciuto provvisionali intorno ai 30mila euro per le due vittime costituitesi parte civile. Il primo stupro è stato confessato dall’ imputato, che invece ha sempre negato di aver commesso l’altra violenza.
A incastrarlo ci sono due particolari forniti dalla vittima su una piccola macchina gialla utilizzata dall’aggressore per accompagnarla a casa (Scardetta ha una Citroen gialla) e su uno strano post-it appeso all’ingresso dell’abitazione in cui c’era scritto per eventuali ladri che la casa era appena stata ripulita (post-it ritrovato nell’appartamento del sospettato da poco “visitato”). Tra l’ altro, questa non è la prima condanna a carico di Scardetta. Prima che questi fatti fossero commessi, il gup Nicola Clivio gli aveva inflitto con rito abbreviato una condanna a 8 anni di carcere per 17 capi di imputazione che ricomprendevano altre tre violenze sessuali con l’ utilizzo di un narcotico, alcune rapine e un porto illegale di pistola.
In appello la pena era stata ridotta a 6 anni e 10 mesi di reclusione, di cui Scardetta ne aveva scontati effettivamente tre. Era uscito nel 2006 dopo essersi sottoposto volontariamente al programma di riabilitazione del criminologo Paolo Giulini. Alla luce dei fatti avvenuti dopo la sua scarcerazione, per la Procura va sottolineata la sua particolare pericolosità.
[Fonti: http://www.affaritaliani.it/milano/milanolavoroMI060409_pg_2.html, http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=342092, http://www.agi.it/milano/notizie/200904061434-cro-r012502-art.html]